Rassegna stampa

Hanno scritto di noi

Torna alla rassegna stampa
L'ape nera resiste al freddo (e all'uomo)
7 Dic 2012 Il Venerdì di Repubblica

L'ape nera resiste al freddo (e all'uomo)

IN VIA D’ESTINZIONE, LA SOTTOSPECIE SICILIANA PRODUCE MIELE ANCHE D’INVERNO E NON SOLO DAL POLLINE DEI FIORI.
TRASCURATA PER DECENNI È TORNATA A VOLARE GRAZIE ALLA TESTARDAGGINE DI UN APICOLTORE. E DI SLOW FOOD

di Emanuele Coen

 

Si sarebbe estinta da un pezzo, l’ape nera sicula. Se non fosse per un apicoltore di Termini Imerese, vicino a Palermo, che 25 anni fa la salvò dall’oblio. Dopo aver popolato l’isola per millenni, infatti, l’insetto dall’addome scurissimo negli anni Settanta fu soppiantata dalle api ligustiche, le classiche giallo-nere, importate dal Nord Italia.
Carlo Amodeo, all’epoca studente di Agraria all’università di Palermo e allievo dell’entomologo Pietro Genduso, si mise in testa di ripopolare la propria terra con l’ape nera partendo da soli tre ceppi ritrovati in un baglio di Carini di un anziano apicoltore. Amodeo ha conservato le api in purezza sulle isole di Vulcano, Alicudi, Filicudi e Ustica. Nel 2008, poi, Slow Food ha istituito un presidio per segnalare il rischio estinzione e la presenza di un solo apicoltore a riprodurre le api regine.
Insieme agli altri sette produttori del presidio, adesso Amodeo è impegnato nel progetto triennale di reintroduzione e conservazione dell’ape nera nella Sicilia nordoccidentale, finanziato dalla Regione con 400 mila euro e coordinato dal consiglio per la ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (Cra-Api).
Il progetto, che dovrebbe concludersi entro il 2014, prevede la ricerca di nuove linee genetiche, indispensabili per combattere il problema più grave di questa razza, la consanguineità, e istituire stazioni di fecondazione (sono 49 gli apicoltori siciliani che hanno chiesto di partecipare al progetto), poiché i costi per la conservazione sulle Eolie sono troppo elevati e scoraggiano gli apicoltori. «Non avrei mai pensato che da una passione e da un piacere del palato potesse nascere e svilupparsi il mio futuro», racconta Amodeo, che oggi possiede un’azienda con circa 1.500 alveari alle pendici del parco del Monte San Calogero, affacciato sul golfo di Termini Imerese. Oltre al miele, che possiede le stesse caratteristiche organolettiche di quello prodotto dalle api di altre razze, le nere sicule producono la melata, l’unico miele che non deriva dal nettare dei fiori, ma dalla linfa di alcune piante come agrumi e conifere. E ancora, la pappa reale fresca, ricca di vitamine del gruppo B e sali minerali, nonché la propoli, un potente antibiotico naturale.
Ogni anno, l’azienda siciliana esporta decine di migliaia di api nere in Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca. Sì, perché la sopravvissuta è una superape. «È più produttiva rispetto alla ligustica» spiega l’apicoltore «resiste alle malattie e alle temperature superiori ai 40 gradi e al freddo, riuscendo così a “bottinare” le fioriture invernali come il carrubo e il nespolo. Infine, sviluppa precocemente la covata invernale, tra dicembre e gennaio, quando le altre api sono ferme».
«L’ape nera sicula, come esempio di variabilità genetica, rappresenta una ricchezza» dice la ricercatrice Cecilia Costa, del Cra-Api, l’ente coordinatore del progetto di conservazione. «Abituata a resistere al clima arido come quello siciliano, è in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici in corso».